Fin dalla nascita il neonato è in grado di comunicare i propri bisogni attraverso il pianto, e nei primi mesi di vita impara poi ad utilizzare il sorriso, lo sguardo, il gesto e i primi vocalizzi.
Le abilità comunicative quindi, prerequisito indispensabile alla comparsa del linguaggio, si sviluppano fin dalla primissima infanzia.

A partire dalla prima infanzia, qualunque disordine della comunicazione o del linguaggio potrà avere effetti sullo sviluppo del bambino, sul suo comportamento, sulla capacità di relazionarsi con gli altri.

Quando il disturbo di linguaggio si manifesta in assenza di altre difficoltà (cognitive, sensoriali, relazionali) siamo in presenza di un Disturbo Specifico di Linguaggio (DSL).
Il DSL può essere caratterizzato da: ritardo nella comparsa delle prime parole, sviluppo assente o alterato della competenza fonologica (alcuni suoni del linguaggio risultano assenti o prodotti in modo alterato), lessicale, a volte anche morfo-sintattica e pragmatica.

L’ICD-10 suddivide individua 3 tipi di disturbo specifico di linguaggio:

  • Disturbo specifico dell’articolazione e dell’eloquio: ritardo nell’acquisizione dell’abilità di produzione dei suoni verbali).
  • Disturbo del linguaggio espressivo: adeguato livello di comprensione di linguaggio a fronte di un livello espressivo al di sotto della media attesa per l’età cronologica.
  • Disturbo della comprensione del linguaggio: livello di comprensione del linguaggio non adeguato per l’età cronologica.

Il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – Quinta Edizione) ha rivisto le precedenti classificazioni dei disturbi di linguaggio, individuando la macrocategoria dei Disturbi della Comunicazione, i quali rappresentano i disturbi di sviluppo più frequenti nella fascia d’età 2-6 anni.

All’interno dei Disturbi della Comunicazione, si individuano 5 quadri sindromici caratterizzati da diversi livelli di compromissione del linguaggio:

    • Disturbo del Linguaggio: comprende i disturbi recettivi, espressivi e misti del linguaggio.
    • Disturbo Fonetico-Fonologico: difficoltà di produzione verbale sia a livello fonoarticolatorio, sia a livello di organizzazione del sistema fonologico.
    • Disturbi della Fluenza: disturbo della fluenza (balbuzie) con esordio durante l’infanzia.
    • Disturbi della Comunicazione Sociale Pragmatica: persistenti difficoltà nell’utilizzo sociale della comunicazione sia verbale che non verbale.
    • Disturbo della comunicazione N.A.S. (Non Altrimenti Specificato): rientrano in questa categoria tutti i disturbi non classificabili nelle precedenti.

    La presa in carico del bambino con sospetto Disturbo del Linguaggio consta di più fasi:

    • Colloquio anamnestico con i genitori: raccolta dei dati riguardanti la nascita, le tappe di sviluppo psico-motorio del bambino con particolare attenzione allo sviluppo comunicativo-linguistico, le caratteristiche comportamentali ed emotive del bambino, i suoi interessi, la sua routine.
      Durante il colloquio anamnestico possono essere rilasciati ai genitori questionari per la raccolta di dati sulle strategie comunicative e linguistiche del bambino.
    • Valutazione psicologica.
    • Valutazione logopedica: osservazione del gioco libero, somministrazione di test standardizzati al fine di delineare il profilo linguistico del bambino ed elaborare l’eventuale programma riabilitativo.
    • Colloquio di restituzione con i genitori durante il quale vengono esposti i risultati della valutazione e la proposta di intervento.

    In caso di dubbi sul linguaggio e/o sulle modalità comunicative del proprio bambino, ci si può rivolgere direttamente al logopedista.
    La consulenza può essere effettuata anche solo per ricevere informazioni chiare e qualificate sulla normale evoluzione delle competenze linguistiche del bambino e per conoscere strategie di interazione atte a potenziare lo sviluppo del linguaggio.