Ogni relazione umana, inizia con uno scambio comunicativo. Quando abbiamo a che fare con una persona nuova, sconosciuta, la prima cosa che facciamo è osservarla, incontrare il suo sguardo, scambiare reciprocamente informazioni più o meno personali.

La relazione terapeutica, al pari di tutte le altre relazioni umane, nasce da un incontro tra persone sconosciute e necessita quindi di un momento dedicato alla conoscenza reciproca.

In ambito medico e neuropsicologico, o più in generale in ambito sanitario, questo momento è rappresentato dal COLLOQUIO.

È il momento dedicato al paziente (o ai genitori/tutori/care givers), all’ascolto della sua storia clinica e personale, delle sue richieste, dei bisogni, e allo stesso tempo lo mette in condizione di poter osservare, ascoltare e conoscere il professionista che si prenderà cura di lui.

Per il professionista, il colloquio è una prestazione professionale a tutti gli effetti; è parte fondamentale del percorso terapeutico/educativo perché consente di scambiare informazioni, di condividere gli obiettivi del percorso e di verificarne i risultati.

Il colloquio è uno strumento clinico che conduce alla comprensione e al cambiamento. Per questo, oltre al colloquio anamnestico, che rappresenta il primo step della presa in carico, sono previsti altri tipi di colloquio: al termine dell’iter valutativo (colloquio di restituzione), e durante o a fine percorso terapeutico (colloqui di monitoraggio, che possono essere richiesti dai professionisti o dai pazienti/genitori/tutori/care givers).

È quindi il risultato di una serie di attività (valutazione, correzione dei test, osservazioni cliniche e discussione in équipe) che vede impegnati con professionalità e dedizione molti dei collaboratori dello Studio e non solo il singolo professionista che lo conduce.

Prima del colloquio di restituzione, ad esempio, tutta l’équipe collabora all’esame e alla discussione del caso, all’interno delle riunioni settimanali.

Scegliamo di lavorare in équipe perché, oltre ad essere consigliato da tutte le linee guida, lo riteniamo il modo di lavorare che garantisce i migliori risultati per i nostri clienti.

Per questo, visto che ogni caso può mettere in gioco diversi professionisti, il primo colloquio viene solitamente condotto dalla psicologa, specialista in neuropsicologia, che coordina l’équipe.

A questo punto spesso ci sentiamo dire “ma io ho avuto indicazioni di terapia logopedica, perché devo parlare con la psicologa?, Perché devo pagare un colloquio quando potrei vedere direttamente un logopedista?” oppure “La maestra ha detto che ha solo bisogno di qualche “lezione” di logopedia, colloqui e valutazioni mi sembrano eccessive…”.

La psicologa, durante il colloquio anamnestico, raccoglie tutte le informazioni necessarie alla corretta presa in carico del paziente (storia clinica, storia personale, eventuali diagnosi o referti recenti, richieste, aspettative sul percorso di terapia, ecc) e, sulla base di queste informazioni, avendo una formazione specifica in ambito neuropsicologico, è in grado di proporre un iter valutativo che può coinvolgere più figure a seconda del caso. Nel caso in cui il paziente arrivi con una precedente valutazione, sufficientemente recente ed esaustiva, è possibile proporre direttamente un intervento.

Adottiamo questa modalità nei casi in cui l’approccio in équipe è consigliato o addirittura prescritto da linee guida, in particolare disturbi del linguaggio evolutivi o acquisiti, disturbi di apprendimento, disturbi di attenzione e iperattività, disturbi di memoria, ritardi cognitivi, disfluenza, ecc.

In altre situazioni, in cui dalla richiesta iniziale emerge la necessità di una presa in carico specifica, il colloquio anamnestico viene svolto da altri professionisti, a volte con una seduta dedicata, altre volte all’interno del primo incontro di valutazione. Può essere il caso ad esempio dei pazienti con disturbi della voce (disfonie), difetti di pronuncia (rotacismo, sigmatismo, zetacismo, ecc.), disturbi della deglutizione, che vengono accolti direttamente dal logopedista, oppure nel caso di richieste per psicoterapie, per le quali il paziente incontra direttamente lo psicoterapeuta che lo prenderà in carico.

[ N.B.: il nostro studio è una struttura sanitaria autorizzata dalla Regione in cui tutti i professionisti lavorano in équipe, per cui essere in carico ad uno solo di questi significa comunque essere in carico allo studio e autorizzare il professionista a discutere del caso con i colleghi ed eventualmente coinvolgerli – con il consenso del paziente – nel percorso di terapia, qualora lo ritenga opportuno per ottenere risultati migliori.]

Il colloquio è una prestazione tipica di tutte le professionalità presenti nell’équipe (psicologo, pedagogista, neuropsichiatra infantile, logopedista, terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, mediatore familiare, nutrizionista) e rientra nei tariffari consigliati dai rispettivi ordini professionali sia sotto la voce di “Colloquio”, sia sotto la voce “Visita”, della quale il colloquio può costituire una parte importante.

Il professionista che conduce un colloquio dedica il proprio tempo lavorativo e la propria competenza ad ascoltare, a porre domande e a fornire informazioni, spiegazioni e chiarimenti finalizzati a coinvolgere i genitori/tutori e il paziente stesso nel percorso d’intervento, ad elaborare percorsi individualizzati e a raggiungere i migliori risultati possibili.